Vorrei iniziare a parlarvi del Norreno come Lingua.
Magari senza fissarsi troppo su grammatica o struttura, ma piuttosto sui termini e sulle traduzioni dalle parole in italiano che possono essere utili a chi pratica o a chi s'interessa alla cultura nordica antica.
E alcuni siti da visitare:
www.hi.is/~haukurth/norse/www.utexas.edu/cola/centers/irc/eieol/norol-TC-X.htmlhttp://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_norrenawww.northvegr.org/Per i miei post qui userò come referenze:
- AA.VV. "The germanic languages"
- N. Francovich-Onesti "Filologia germanica"
- R. Palm "Vikingarnas språk"
- E. Wessén "Isländsk grammatik"
- E. Wessén "De nordiska språken"
In più ringrazio un mio amico che mi ha aiutato in questo lavoro....
Inizio con alcune considerazioni sulla lingua norrena, che possono essere utili per capire le differenze che intercorrono tra questa e le le altre lingue germaniche arcaiche:
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Presentazione del norrenoIl norreno (norrönsk, in alcune fonti medievali chiamato anche dönsk tunga, "lingua dei Danesi") discende direttamente dal Protonordico, lingua comune a tutti i popoli germanici settentrionali dal V al VIII secolo (datazione basate sulle poche fonti ritrovate). A sua volta il Protonordico è discendente del germanico comune, e ne conserva in molti casi caratteristiche di arcaicità (a causa del plurisecolare isolamento geografico della Scandinavia) utili ai filologi per comprendere le evoluzioni delle varie lingue germaniche.
Il norreno, che inizia a differenziarsi dal Protonordico tra il VII e VIII secolo, per molti secoli ancora sarà una lingua comune per i popoli scandinavi. Solo alla fine del XI secolo s'iniziano a vedere chiari segni di separazione dal ramo "occidentale", che poi darà origine al norvegese, all'islandese ed al feroico (dialetto delle is. Faeroer) da quello "orientale", che darà origine allo svedese, al danese ed al dialetto gutnico (is. di Gotland).
Caratteristiche principali del norreno sono:
- a differenza delle altre lingue germaniche, l'articolo determinativo è sempre posposto (messo dietro al nome a cui si riferisce, non prima). Quindi si avrà kónungr (re), ein kónungr (un re) ma kónunginn (il re).
- a differenza delle altre lingue germaniche, il norreno perde l'uso di /j/ e /w/ ad inizio parola. Alcuni esempi:
"Lupo" -> anglsax wulf, got. wulfs, ma norreno úlfr;
"Odino" -> germanico ricostruito *Wodanaz, got. Wodan(a)s, anglsax Woden, ata Wotan, ma norreno Óðínn;
"Anno" -> got. jaras, ata (alto tedesco antico) jara, ma norreno ár.
- il norreno ha tre generi: maschile, femminile e neutro.
- il nome si declina; i casi sono 4 (nominativo, genitivo, dativo, accusativo).
- c'è presenza di duale (una particolare forma morfologica che esprime la presenza di 2 sole persone). Il duale è presente anche in altre lingue indoeuropee, come ad esempio le lingue baltiche, le lingue slave e l'iraniano, ma la maggior parte delle altre lingue i.e. perse tale forma già in epoca antica.
- come nelle altre lingue germaniche, nel norreno l'accento va fisso sulla prima sillaba. Se sono termini composti, l'accento va sulla prima sillaba di ogni parola (sækónungr "re del mare": sæ/kónungr).
- in epoca tarda (X secolo) il norreno sviluppa la "doppia forma di genitivo": accanto alle forme arcaiche terminanti in vocale (-a, -u, -ar ecc.), pone anche una forma unica terminante in -s
"Olaf, Figlio di Sigurd Syr" può essere reso sia Ólafr, sun Sígurðar Syr ma anche Ólafr, sun Sígurðs Syr. (nella Ólafssaga ínn helgas, "Saga di Olaf il Santo", sono presente entrambe le forme di gen.).
- Non c'è, in sintassi e morfologia, un ordine prefissato tra Soggetto Verbo ed Oggetto, che possono presentarsi in quasi tutte le varianti (SOV, VSO, SVO, SOV, OSV, ecc.). A dettare spesso l'ordine è il registro linguistico, che può essere aulico oppure basso (ed allora si protenderà quasi sempre per SVO oppure SOV).
- Per la lettura dei termini norreni:Non ci sono regole comuni sicure visto che nessuno ha mai sentito parlare il norreno. Ma basandosi sull'evoluzione dell'islandese e del feroico (le lingue moderne che più s'avvicinano al norreno) nel corso dei secoli gli studiosi ritengono che il norreno abbia avuto una lettura abbastanza semplice.
i) i dittonghi non vanno letti assieme, ma separati (per esempio -ei- sarà E-I, non AI. Esempi pratici: Sleipnir si pronuncerà S-l-é-i-p-n-i-r);
ii) l'accento sulle vocali indica che la vocale in questione è lunga;
iii) le lettere þ e ð vanno pronunciate come la /th/ inglese; la prima è sorda, la seconda sonora (per la pronuncia, ci si basi su "thank" "thing" per la prima e "that" "those" per la seconda);
iii) l'accento va sempre sulla prima sillaba;
iv) le lettere ö, ø, vanno lette come il francese "eau" oppure il tedesco ö;
v) sulla "o caudata" (la o con una piccola 'cedille' che spesso si riscontra nei testi) il discorso è aperto, come già detto in un topic precedente. Ci sono 2 opzioni: leggerla come /o/ chiusa (simile alla å delle lingue nordiche moderne), oppure come ö/ø;
vi) la lettera h è fortemente aspirata (e sonora) all'inizio di parola, quasi come la j spagnola oppure la ch tedesca; è normalmente aspirata (come nell'inglese) in tutte le altre posizioni;
vii) la lettera æ va letta come una "e" molto aperta (non è un dittongo ma una vocale a sè);
viii) i nessi consonantici sk-, kj-, skj-, e simili sono sempre letti duri (mai, quindi "sc" "sh" ecc.) e scandendo ogni suono (kjósa "scegliere": k-j-ó-s-a);
ix) ng va letta all'inglese;
x) le consonanti vanno lette quasi tutte dure; fa eccezione la semiconsonante /j/ che è letta morbida (suono tipo "gl" italiano, ma più delicato).
xi) à si legge come la "a" dell'inglese "father".
xii) ò si legge come come una "u" molto marcata. Per esempio "sólmánudr" si legge "suulmaanudr"
PronomiPer non complicare troppo le cose, metto solo i pronomi personali.
Pronomi personali segnati nei 4 casi (nom., gen., dat., acc.)
1 sing. Ek - mín - mér - mik
2 sing. þú - þín - þér - þik
3 sing. hann - hans - honum - hann
3 sing. hon - hennar - henni - hana
3 sing. þat - þess - þý - þat
1 plur. vér - vár - oss - oss
2 plur. ér/þér - yðar/yðvar - yðr - yðr
3 plur. þeir - þeira - þeim - þá
N.B.
a) la 3 sing. viene presentata nei 3 generi: maschile, femminile, neutro. La forma neutra è uguale alla declinazione del pronome neutro dimostrativo (come anche la 3a persona plurale).
b) la seconda persona plur. presenta forme alternative. Quella messa prima è da preferire.
c) esiste una forma speciale di duale, nel norreno (ossia un contesto in cui c'è un discorso solo tra 2 persone). Qui ho preferito omettere la declinazione del duale per non complicare troppo le cose mrgreen
d) i pronomi hann e hon possono essere sostituiti dai pronomi dimostrativi sá/sáR e sú. Esempio: Hann lét ræisa stæin þannsi (Lui fece erigere questa pietra) puo anche essere reso come
SáR lét ræisa....
Verbo essereInfinito: (at) vera
ek em
þú ert
hann/hon/þat er
vér erum
þér eruð
þeir/þær/þau eru
Verbo avereInfinito: (at)hafa
ek hefi
þú hefir
hann/hon/þat hefir
vér höfum
þér hafið
þeir/þær/þau hafa
Alcuni esempi pratici:
Ek em Ulfarr járl frá Svíþjóð.Io sono lo jarl Ulfarr da Svithiod.
Hann hefir hrossínn.Lui ha (possiede) il cavallo.
DeclinazioneL'uso della declinazione dei termini norreni è molto complicata e occorrerebbe una lunga serie di esempi particolareggiati per avere una base. Non potendo segnare in un piccolo post tutto ciò che c'è da dire e per non pesare troppo su chi legge, magari per curiosità, farò semplicemente una presentazione generica della declinazione, fondamentale per il norreno come le è nel latino o il tedesco moderno.
Per curiosità
Chi volesse approfondire
http://www3.hi.is/~haukurth/norse/ (è in inglese).
Per avere un'idea in proposito, bisogna inanzitutto dire che il norreno ha due tipi di declinazione dei nomi (o sostantivi):
- declinazione forte (che presenta irregolarità);
- declinazione debole (che generalmente segue delle regole fisse).
La declinazione dei sostantivi norreni si basa sull'esito della radice della parola (ossia come la radice appare nella sua forma base) e soprattutto della vocale presente in essa, nel termine equivalente ricavato dal germanico comune. Esempio: la parola norrena armr ("braccio"), maschile con declinazione debole, ha la radice in *arm-á- (derivante dalla forma base *armáz) e darà gli esiti (in singolare e -- plurale):
Nominativo armr -- armar
Genitivo arms -- arma
Dativo armi -- örmum
Accusativo arm -- arma
Il passaggio da *armáz ad armr avviene via processi linguistici particolari. La vocale cade perchè il norreno perde le vocali brevi a meno che non siano in presenza di 2 consonanti (per -á- s'indica che la vocale in questione è lunga). Successivamente la sibilante -z cade a causa del rotacismo, presente il norreno, che trasforma le -s/-z in -r.
Quindi possiamo rozzamente indicare così il processo di mutazione:
*armàz > *armz > armr
A questo punto ci si chiederà come si ricava il prefisso, visto che non esiste attestazione di germanico comune o protonordico, ma è tutto ricostruito. I prefissi si ricavano dalla comparazione con gli esiti nelle altre lingue germaniche, antiche e moderne, ed in generale si seguono le stesse regole per le parole che hanno esiti uguali. Gran parte delle ricostruzioni del germanico comune, poi, sono sulla base del gotico che è del tutto registrato come lingua e, per la sua antichità, è preso a modello principale per l'antico germanico comune.
Le declinazioni del norreno (ma anche di altre lingue germaniche antiche, come l'anglosassone) seguono una classificazione delle radici in base alle vocali tematiche (che modificano poi gli esiti finali nella declinazione stessa). Le vocali tematiche norrene sono a, ò, i, u, an, òn, in (gli ultimi 3 generalmente formano declinazioni deboli). Esisto
Alcuni termini comuni Famiglia Faðir / föðr (padre)
Móðir (madre)
Sunr (figlio)
Dóttir (figlia)
Bróðir (fratello)
Systir (sorella)
Faðurfaðir (nonno paterno)
Faðurmóðir (nonna paterna)
Faðurbróðir (zio paterno)
Faðursystir (zia paterna)
Móðurfaðir (nonno materno)
Móðurmóðir (nonna materna)
Móðurbróðir (zio materno)
Móðursystir (zia materna)
Systkin / Systkini (fratelli e sorelle - senza distinzione di sesso)
Afi - Amma (nonni - nonne; senza distinzioni)
Sværr (suocero)
Sværa (suocera) (la /æ/ é lunga)
Fóstri / fóstra (genitori adottivi)
Fóstrsonr (figlio adottivo)
Generico Máðr / verr / bóndi (uomo, marito)
Kona (donna, moglie)
hjón (solo al pl.) (coppia)
Piltr (bambino)
Mö (bambina)
Barn (bambini; senza distinzioni di sesso, generico)
Karl / Sveinn / Drengr (uomo)
Società Kónungr (re)
Drótt (capo, condottiero, signore)
Járl (jarl, capo)
Hersir (nobile di rango inferiore)
Bóndi (agricoltore, uomo libero, proprietario terriero)
Hjón (s.) / Þræll (schiavo, servo)
La giornata, le stagioni, il tempo Dagr (giorno)
Nótt (notte)
Aptann (sera, pomeriggio)
Kveld (sera)
Morginn (mattina)
Misseri (metá dell'anno: inverno o estate)*
Vetr (inverno)
Sumar (estate)
Vár (primavera)
Haustr (autunno)
Sunnudagr (domenica)
Mánadagr (lunedi)
Týs dagr (martedi)
Óðins dagr (mercoledi)
Þórs dagr (giovedi)
Föstudagur (venerdi)**
Laugardagur (sabato)**
Mesi dell'anno*** I MISSERI: 14 ottobre
Vetrnættr (notti d'inverno) (14 ottobre - 13 nov.)
Gormánudr (mese del macello) (mese dell'Haustblót) (14 nov. - 13 dic.)
Ýlir (Jól) (14 dic. - 13 genn.)
Þorri (14 gen. - 13 feb.)
Gói (14 feb. - 13 mar)
Einmánudr (mese unico?) (etimo incerto) (14 mar. - 13 apr.)
II MISSERI: 14 aprile
Harpa (mese del Sigrblót / Sumarblót) (14 apr. - 13 mag)
Skerpla (14 mag. - 13 giu)
Sólmánudr (mese del sole) (14 giu - 13 lug)
Heyannir (mese del raccolto autunnale) (14 lug. - 13 ago)
Tvímánudr (mese doppio?) (etimo incerto) (14 ago - 13 sett.)
Haustmánudr (mese d'autunno) (14 sett. - 13 ott.)
* L'anno era diviso generalmente in due parti, chiamati misseri, che comprendevano autunno ed inverno e primavera ed estate. ** I nomi della settimana venerdì e sabato sono presi dall'islandese perchè non si conosce la diretta forma norrena. *** La divisione in mesi è probabilmente tarda, ma sicuramente si basa su tradizioni secolari, poichè si basa sulle stagioni ed i raccolti. L'anno nordico iniziava a metà ottobre; la prima metà (invernale) finiva a metà aprile, poi iniziava la seconda metà, estiva.